A differenza di altri posti, l’Italia può vantare una tradizione liquoristica sfaccettata, che si sta piano piano affermando anche oltre i confini geografici del nostro paese. Tanto che lo Spritz è stato riconosciuto dalla lista internazionale IBU e il Negroni è conosciuto e riconosciuto. Amari e liquori non sono solamente proposti ai turisti, ma sono sempre più spesso da loro richiesti. Anche se si parla spesso di cibi e vini legati a territori particolari e circoscritti, credo sia importante parlare anche dei liquori e delle culture che li hanno prodotti. L’onnipresente limoncino, o limoncello, e la sua ode alla costiera amalfitana e ai buonissimi limoni di Sorrento, tutti e tre insieme, ben rappresentano quello che stiamo descrivendo. Tutti, almeno una volta, ne hanno sentito parlare.
Di liquori famosi come il limoncello ce ne sono però ben pochi ed è nostro dovere cercarli e, soprattutto, goderli. Un’onorabile menzione va fatta per il nocino, liquore dolce nato dall’infusione di noci verdi in alcool. Umile quanto intenso, viene preparato in diverse regioni della penisola, come Campania, Toscana ed Emilia. La ricetta non è per niente omogenea e ogni regione, provincia, perfino nucleo familiare ha un sistema di produzione solo suo. Nonostante la diffusione il nocino mantiene per questo un’aura d’intimità familiare, come il ragù, gli agnolotti o le lasagne della mamma, con ricette che vengono passate e conservate da tempi che sembrano sempre irraggiungibili.
A Spilamberto, piccolo comune modenese, si è costituito dal 1978 un’associazione col solo scopo della conservazione di questa tradizione familiare. L’Ordine del Nocino Modenese è un’associazione creata da 7 donne e che per anni è stata solamente femminile, come l’abitudine alla realizzazione del nocino che veniva preparato dalle donne di casa- famigerate rèzdore, cioè reggitrici- da servire al pranzo di natale. Le noci che servono per fare il nocino sono raccolte ancora verdi, prima che si formi il guscio, intorno al 23 di Giugno, giorno di San Giovanni e inizio vero dell’estate. Non per spaventarvi, ma a Modena cominciano presto a prepararsi al Natale, altroché Avvento.
L’Ordine del Nocino Modenese esiste grazie al desiderio dei suoi associati di mantenere e tramandare le ricette e le consuetudini legate a questo liquore. Di conseguenza l’associazione è ancora fortemente femminile e agli uomini è concesso di divenire soci sostenitori, ma senza diritto di voto. Possono essere però valutati nell’annuale Palio di San Valentino anche i nocini prodotti da uomini. Tutti gli anni il 14 di Febbraio vengono premiati i migliori nocini prodotti nelle case degli associati. Il criterio di valutazione è tra i più severi: la degustazione alla cieca. Ogni nocino presentato viene abbinato ad un numero e presentato con solo questo a identificarlo a un panel di 6 assaggiatori, di cui almeno 2 Maestri Assaggiatori, che ne valutano aspetto, qualità olfattiva e sapore. Tutti i campioni vengono assaggiati, i migliori 72 di loro verranno riassaggiati nuovamente fino a scegliere i 12 campioni finalisti che verranno assaggiati da 6 Maestri Assaggiatori. A rimarcare il carattere familiare della competizione, solo un nocino per nucleo familiare può accedere alla finale, nel caso due membri della stessa famiglia abbiano presentato due nocini differenti solo il migliore verrà scelto tra i 12 finalisti e al posto dell’altro sarà fatto avanzare il tredicesimo classificato. Per quanto possa essere bello e divertente ritrovarsi nelle splendide sale del Torrione di Spilamberto di costruzione medievale, non si potrà mai rimarcare a sufficienza l’impegno e la dedizione degli associati che con il loro lavoro esclusivamente volontario assaggiano ogni anno molte centinaia di campioni ogni anno. Nel 41esimo Palio di San Valentino nel 2019 sono stati assaggiati e classificati ben 641 nocini.
I campioni non sono raccolti solamente a Spilamberto e ce ne sono alcuni che pervengono anche dall’estero con sostenitori in California e nei Paesi Bassi. Per partecipare, basta far arrivare i propri campioni alla sede dell’Ordine a Spilamberto per posta, personalmente o tramite gli Alfieri, persone e organi preposti alla raccolta e quindi alla consegna. Il vostro campione sarà poi reso anonimo dall’associazione e solo i nomi dei 12 finalisti saranno resi noti. A questi si aggiungono gli Eccellenti Fuori Gara, nocini cioè che sono arrivati tra i primi 3 classificati nei 3 anni precedenti e che per lasciar spazio ad altri vengono abitualmente premiati separatamente. Un modo per ribadire ancora una volta che il nocino è fatto per tutti e che ciascuno può trovare il suo spazio all’interno dell’Ordine del Nocino.
Questo liquore ha molti estimatori, anche lontani dall’Italia, e anche se la maggior parte di quello che viene prodotto viene anche consumato in loco ci sono aziende che lo producono e vendono in tutto il mondo. E’ meraviglioso però vedere come un’associazione senza scopo di lucro possa mantenere viva quella che è la più intima essenza di un prodotto. Per quanto il liquore possa sembrare semplice( noci, alcol, zucchero e poco più), è nella sua capacità di creare rapporti, di connettere le persone- anche senza berlo- che sta il suo valore e la sua importanza. In sé il nocino è ben poca cosa, così come qualunque cibo e bevanda, ma per quello che rappresenta diventa un simbolo e una bandiera. Ogni prodotto ben fatto può essere considerato buono, ma la sottigliezza di comprenderne veramente la qualità è un profumo leggero, quasi impercettibile. Come quello delle spezie che, a volte sì e a volte no, vengono aggiunte all’infusione.
Nel caso vogliate usarle nel vostro personale tentativo di vincere il Palio, vi ricordiamo ciò che gli assaggiatori non smettono mai di ripetere, e cioè che “poco è già molto” e che una scorza in più di limone può trasformare il profumo delle noci fresche in un netto sentore di benzina senza piombo. Se invece fate il nocino per piacere personale e per bervelo voi da soli, metteteci tutto quello che vi pare. Ognuno ha la sua ricetta e a me l’odore della benzina piace ancora.